Krishnamacharya

“Non è la persona che si deve adattare allo Yoga, ma lo Yoga che deve modellarsi sulla persona”
La vita di Krishnamacharya

Krishnamacharya nasce il 18 novembre 1888 in un piccolo villaggio dello stato di Mysore nell’India del sud. Appartiene alla casta dei brahmani, suo padre è il suo primo istruttore, da lui Krishnamacharya viene iniziato fin dalla più tenera età allo studio del sanscrito e dello yoga. Nel 1900 frequenta alcuni istruttori spirituali in un centro di studi a Mysore e qui sviluppa un immenso desiderio di conoscenza che impregnerà tutta la sua vita e guiderà il suo cammino. La sua formazione si sviluppa fra Mysore e Benares, dal 1904 al 1911 approfondisce lo studio del sanscrito, della grammatica e della logica, riceve un insegnamento completo sulla filosofia del Vedanta e viene iniziato in maniera approfondita al più antico dei sei sistemi ortodossi della filosofia indiana, il Samkhya, Durante tutto il periodo degli studi pratica lo yoga con grande fervore e intensità. Nel 1916 su consiglio di uno dei suoi precettori, Krishnamacharya si reca in Tibet sul monte Kailash per ricevere l’insegnamento di un famoso maestro di Yoga Rama Mohana Bramacharya. Rimane in Tibet per 8 anni vivendo presso il maestro e apprendendo l’essenziale della suo sapere sullo yoga e sulle applicazioni dell’antica medicina tradizionale dell’India. Tornato a Mysore nel 1925 si sposa, da questo matrimonio avrà sei figli. Per cinque anni Krishnamacharya effettua delle turnée destinate a promuovere lo yoga attraverso conferenze e dimostrazioni. Nel 1932 inizia l’insegnamento sistematico dello yoga a Mysore presso un luogo messogli a disposizione del Maharajah divenuto suo allievo; è qui che insegna lo yoga ai suoi figli e ad alcuni giovani indiani che diventeranno poi famosi yogi. Nel 1952 si stabilisce nella città di Madras dove vive con la famiglia e continua a praticare e insegnare fino al momento della morte avvenuta nel 1989 all’età di 101 anni. Nel corso della sua vita Krishnamacharya modificherà il suo insegnamento dello yoga volto in particolare alla asana e al pranayama. Se infatti tra il 1920 e il 1930 il suo insegnamento si basa su un preciso dominio del corpo e la padronanza di posizioni acrobatiche ed è rivolto soprattutto a gruppi numerosi di giovani, nel corso del tempo la sua pratica si evolverà verso un sistema di concatenamento di posizioni ( è questo l’insegnamento che dà per esempio a suo cognato BKS Iyengar). Una volta arrivato a Madras il suo metodo si evolve ulteriormente verso uno yoga che mira ad associare la qualità di “perfezione precisione” a quella di “stabilità conoscenza di sé”. E’ qui che la pratica di posture e contro-posture si esprime in tutta la sua ampiezza, la concentrazione mentale e l’associazione corpo respiro gioca un ruolo fondamentale in questo metodo che non ha più nulla a che vedere con la performance fisica. Questo diverso modo di insegnare caratterizza soprattutto il periodo dal 1960 a 1970 e influenzerà lo sviluppo dello yoga in occidente attraverso l’intermediazione degli insegnanti occidentali che incontreranno TKV Desikachar, uno dei figli di Krishnamacharya. Dalla fine degli anni 60 a causa delle richieste che gli pervengono Krishnamacharya concentrerà sempre di più il suo insegnamento verso le applicazioni terapeutiche e fra gli anni 70 e 80 comincerà a insistere sulla necessità di adattare sempre di più lo yoga alla persona e non il contrario dando grande importanza alla nozione di Viniyoga. Il termine Viniyoga è preso in prestito da Patanjali. Patanjali nel sesto aforisma del terzo capitolo degli yoga sutra sottolinea la necessità che l’esercizio di concentrazione sia adattato in funzione di livelli, questi livelli (bhumi) rappresentano la persona con tutte le sue caratteristiche: età, sesso, salute, educazione, cultura, sensibilità e aspirazioni. La riflessione di K. che insiste sull’importanza di adattare lo yoga alla persona e non il contrario è all’origine di questa denominazione. In linea con la nozione di Viniyoga, dagli anni ‘80 comincerà a costruire corte sequenze d’asana che rispondano ai tempi limitati e ai bisogni individuali delle persone della nostra attuale società. Infine dal 1985 al 1989 Krishnamacharya introdurrà all’interno della partica sillabe, parole o frasi cantate, associando lo sforzo fisico dell’asana al raccoglimento della preghiera e della recitazione dei mantra. Krishnamacharya insegnò asana pranayma e molto altro per la maggior parte della sua vita, aveva ricevuto un insegnamento tradizionale completo e prezioso e partendo da questo insegnamento e dalla sua personale esperienza costruì una nuova serie di modi di fare, adatti a ogni persona, rapportati all’età e alle situazioni di vita. Krishnamacharya è un perfetto esempio di equilibrio fra il rispetto della tradizione e la capacità di rinnovamento.